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Praga: il quartiere ebraico

Lo Josefov

Purtroppo la storia del quartiere ebraico di Praga è molto simile a quella degli altri ghetti in cui gli ebrei sono stati costretti a vivere per molti secoli. Nello Josefov, se possibile, l'atmosfera è ancora più tragica di quella che si respira negli altri quartieri ebraici d'Europa.

Il cimitero, il Museo dei Bambini di Terezin, i nomi dei deportati nella Sinagoga Sirokà sono posti a memoria di quello che è stato. Ma lo Josefov è anche un luogo pieno di fascino non tragico, in cui la presenza del Rabbino Low e del suo Golem è costante e si incrocia con le leggende sulla costruzione della Sinagoga Vecchionuova (Staronovà Sinagoga) e la nuova vita, fatta di negozi di lusso e bancarelle di souvenir.

La storia del ghetto

In origine il quartiere ebraico si trovava nei pressi del Castello e solo nel XII secolo gli ebrei si trasferirono vicino a Piazza della Città Vecchia in Staré Mesto, iniziando l'espansione dello Josefov. Migliaia di ebrei ammassati in uno spazio piccolo diedero ben presto origine ad una struttura urbana labirintica e brulicante di attività commerciali, sinagoghe grandi e piccole, caseggiatti sovraffolati e un unico spazio verde destinato a cimitero. Il ghetto non superò mai la superficie totale di 93.000 metri quadrati in cui si svolgeva la vita di migliaia di ebrei, che non potevano uscire dal ghetto senza indossare un cappelo giallo o un altro segno evidente della loro appartenenza religiosa. All'interno del ghetto gli incendi dolosi e accidentali erano così frequenti che gli ebrei divennero abili pompieri, chiamati a spegnere le fiamme anche per incendi nel resto della città. Le discriminazioni sugli ebrei cominciarono a diminuire a partire dal 1592, grazie all'intervento del Rabbino Low che aveva una forte presa su Rodolfo II, soprattutto grazie alla sua conoscenza della Cabbala e dell'alchimia. Nel 1850 il ghetto entra a far parte delle città autonome che formano Praga con la dicitura Josefov, Josefstadt in tedesco in onore dell'imperatore Giuseppe II che a partire del 1784 aveva attuato una politica di riduzione delle discriminazioni. A partire dal 1893 il ghetto subì una ristrutturazione profonda, distruggendo buona parte degli edifici storici e sostituendoli con altri in stile Secese (Liberty). Non a tutti piacque questo cambiamento. Anche se molti ebrei avevano già cominciato a trasferirsi in altre parti della città, come scrisse Franz Kafka, "Oggi passeggiamo per le vecchie vie della città ricostruita ma i nostri passi sono incerti"..."Il nostro cuore non sa ancora nulla del risanamento effettuato":.."Il vecchio quartiere ebraico dentro di noi è più reale della nuova città igienica intorno a noi". Poi arrivò il nazismo è tutti gli ebrei di Josefov furono deportati e sterminati nei campi di concentramento.

In giro per il ghetto

Da Piazza della Città Vecchi si arriva allo Josefov superando la Chiesa di San Nicola e percorrendo la Via Parizsa. Il "Risanamento" del 1893 salvò solo i luoghi di culto più importanti: l'edificio più antico del quartiere è la Sinagoga Vecchionuova (Staronovà Sinagoga) che si trova alla confluenza tra la Parizska e la Via Maslova. Una leggenda dice che la sinagoga è stata costruita con le pietre provenienti dal Tempio di Gerusalemme, mentre un'altra che era già costruita ma sotterrata e che fu un rabbino a indicarla agli ebrei. In effetti la sinagoga è in parte sotto il livello della strada. Poco più avanti c'è il Vecchio Municipio Ebraico con un singolare orologio le cui lancette girano in senso antiorario; le ore, infatti, sono segnate attraverso le lettere dell'alfabeto che, in ebraico, si leggono da destra verso sinistra.

Il cimitero ebraico

Continuando sulla Sirokà ci si avvicina al cimitero ebraico, unico spazio verde a disposizione degli ebrei nei lunghi secoli dell'isolamento. Per accedere al cimitero (stary zidovsky hrbitov) si passa attraverso la Sinagoga Pinkas, monumento in memoria dei 77.279 ebrei cechi e moldavi massacrati dai nazisti. I loro nomi sono scritti sulle pareti della sinagoga. Entrare nel cimitero senza conoscerne la storia, può far pensare ad un luogo decandente, non curato. Le lapidi sono storte, consumate dal tempo, si appoggiano l'una alle altre. Non è stata una scelta: le autorità avevano concesso solo quello spazio per seppellire i morti del ghetto e per gli ebrei è sacrilegio riesumare le tombe. Quindi, per secoli le tombe si sono accumulate, fino a dodici strati per circa 12.000 corpi. L'ebraico è una lingua difficile, ma qui potrete intuire l'attività sociale del defunto grazie ai disegni: forbici per sarti, pinzette per i medici, mani che benedicono per i sacerdoti e poi tanti animali per chi si chiamava Volpi, Orsi e così via. La tomba più antica è quella del rabbino e poeta Avigdor Karò del 1439. L'ultima è del 1787, quando Giuseppe II permise la sepoltura anche all'esterno. Le tombe più importanti sono indicate con dei cartelli, e tra tutte spicca quella del Rabbino Low, cabbalista, animatore del Golem.
Il Museo dei Bambini
Prima di andare via, passando di nuovo per la Singoga Pinkas, visitate il Museo dei Bambini di Terezin. Terezin era una fortezza del 1780 che si trova a 60 chilometri da Praga. Eichmann, gerarca nazista, la trasformò in un campo di concentramento "ideale" perchè doveva dimostrare alle potenze europee che i nazisti non uccidevano gli ebrei ma li tenevano solo prigionieri fino alla fine della guerra. In realtà Terezin era il luogo di partenza per i forni crematori. Ne morirono 33.529 di cui 15.000 bambini, tanto che Terezin è stata soprannominata il "ghetto dei bambini". Nel museo sono conservati 4.000 disegni e moltissime poesie scritte durante la prigionia. Ogni opera porta la data di nascita, quella deportazione e quella della morte. Solo su poche centinaia è scritto "sopravvisuto.

Il Museo ebraico: Zidovske Muzeum

Il museo ebraico del ghetto di Praga contiene la più importante collezione di oggetti della cultura materiale israelitica esistente in Europa. Alla base di questa collezione c'è la tragedia del nazismo e della deportazione degli ebrei: i tedeschi accumularono a Praga tutti gli oggetti rubati agli ebrei prima di mandarli a morire nei campi di concentramento. Il Museo si trova ed è aperto tutti i giorni, escluso il sabato, dalle 9 alle 16.30 da novembre ad aprile e dalle 9 alle 18 da maggio ad ottobre. Il biglietto costa 290 corone.

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