Napoli e le sue Chiese

Napoli è la città più ricca al mondo di chiese, conventi ed edifici di culto. Stiamo parlando di un patrimonio immenso accumulato nel corso di 17 secoli, un patrimonio che nel XVIII secolo valse al capoluogo campano l’appellativo di “città dalle 500 cupole”. Visitare tutte le chiese della città vi sarà praticamente impossibile, ma sappiate che ve ne sono alcune che non potete assolutamente lasciarvi sfuggire. Eccone un’accurata selezione:

Duomo

In una piazzetta contornata da portici sorge il Duomo di Santa Maria Assunta o Duomo di San Gennaro: si tratta della cattedrale più antica della città, costruita nel XIII secolo per volere di Carlo II d’Angiò. La costruzione inglobò due precedenti strutture paleocristiane che, ancora oggi, sono parte integrante del Duomo: stiamo parlando del Battistero di San Giovanni in Fonte (il battistero più antico d’occidente), e della Basilica di Santa Restituta, che venne trasformata in una cappella. Nel corso dei secoli la chiesa subì diversi danneggiamenti a causa di alcune calamità naturali e le successive ricostruzioni hanno fatto sì che l’edificio risulti caratterizzato da vari stili architettonici: gotico, rinascimentale, barocco e neogotico. Il Duomo accoglie numerose cappelle, le più importanti delle quali sono senza dubbio il Succorpo, la Santa Restituta e quella del Tesoro di San Gennaro All’esterno del Duomo vi sarà possibile visitare il museo del Tesoro di San Gennaro, zeppo di opere d’arte, gioielli e oggetti preziosi d’ogni genere donati dai devoti del Santo patrono.
La chiesa per 3 volte all’anno ospita il rito dello scioglimento del sangue di San Gennaro, un appuntamento fisso che tutto il popolo partenopeo vive con trepidazione e devozione.

Complesso monumentale di Santa Chiara

Il complesso, costruito tra il 1310 e il 1328 per volere di Roberto D’Angiò e di sua moglie Sancia di Maiorca, è formato da una basilica, da un monastero, nato per ospitare le clarisse, e da un convento, che fungeva da dimora per i frati francescani. La basilica, che si presenterà ai vostri occhi nelle sue storiche forme gotiche, è lunga 130 metri e il suo interno è composto da un’unica navata, ai lati della quale si trovano 20 cappelle (10 per lato): tali cappelle ospitano diverse tombe, costruite dal XIV al XVII secolo, appartenenti a persone molto in vista nella società napoletana del tempo. Il complesso accoglie 3 chiostri: il chiostro dei Frati Minori, il chiostro di Servizio e il più famoso chiostro delle clarisse. Quest’ultimo, tra il 1742 e il 1769, subì delle importanti modifiche ad opera di Domenico Antonio Vaccaro; in particolare i viali che lo attraversavano furono fiancheggiati da 64 pilastri a pianta ottagonale, rivestiti da preziose maioliche raffiguranti scene vegetali. Uno spettacolo che vi lascerà a bocca aperta.

Chiesa di San Domenico Maggiore

Voluta da Carlo d’Angiò ed edificata tra il 1283 e il 1324, la Chiesa di San Domenico Maggiore rappresenta una delle più importanti testimonianze dell’architettura religiosa napoletana. L’edificio si affaccia sull’omonima piazza, anche se l’ingresso principale, un portale ricco di elementi gotici, si trova in un cortile di vicolo San Domenico. Sulla parte esterna dell’arcata potrete apprezzare “La Vergine che offre lo scapolare domenicano al beato Reginaldo”, un affresco realizzato dalla scuola di Pompeo Landulfo (XV secolo). L’interno della chiesa è un trionfo di preziose opere scultoree e pittoriche custodite in diverse cappelle: la cappella dei Muscettola e quella dei Carafa (proprio all’ingresso della chiesa), la cappella della Maddalena, la cappella Brancaccio, quella di San Antonio Abate, la Cappella dei Carafa di Ruvo, la Cappella del Doce. La cappella più suggestiva è senz’altro il Cappellone del crocifisso: l’altare della cappella ospita infatti la fedele riproduzione del crocifisso (l’originale è custodito in deposito) che secondo la leggenda parlò a San Tommaso d’Aquino. La sagrestia è stata modellata secondo forme barocche ed è famosa perché ospita 45 feretri di reali ricoperti da preziosi panni colorati, molti dei quali contenenti i corpi imbalsamati di personaggi nobili. La sagrestia ospita inoltre la Sala del Tesoro, così chiamata per le immense ricchezze che ha custodito durante i secoli.

Chiesa di Santa Maria dell’Incoronata

Situata in via Medina ed eretta nel periodo angioino, la chiesa venne costruita per ospitare una spina della corona di Gesù Cristo, preziosa reliquia che Giovanna I d’Angiò ricevette in dono dal re di Francia Carlo V di Valois. Accanto alla chiesa fu poi eretto un piccolo ospedale e il complesso che ne venne fuori fu gestito dall’ordine dei Certosini di San Martino fino alla fine del XVI secolo. L’interno dell’edificio si sviluppa attraverso due navate asimmetriche. All’ingresso della struttura, nella prima campata, potrete notare dei frammenti di affreschi: si tratta de “ Il trionfo della fede” e de “I sette Sacramentii“, attribuiti a Roberto Oderisi. A sinistra dell’altare maggiore vi è poi la Cappella del crocifisso, sulle cui volte sono dipinte le Storie della Vergine, opera attribuita a un ignoto pittore di origine marchigiana conosciuto come il “Maestro delle storie di San Ladislao”. Lo stesso pittore avrebbe anche affrescato la cappella.

Chiesa del Gesù Nuovo

La Chiesa del Gesù, Nuovo, così chiamata per distinguerla da quella del Gesù Vecchio, sorge in posizione occidentale rispetto a Spaccanapoli, ed è affacciata sull’omonima piazza. La chiesa venne costruita tra il 1584 e il 1601 sull’antico Palazzo Sanseverino, uno splendido edificio che i Gesuiti provvidero a ristrutturare e del quale risparmiarono solamente la facciata a bugne (riadattata alla chiesa) e il portale marmoreo rinascimentale. Nel corso dei secoli l’edificio subì numerose ristrutturazioni, anche a causa di alcune calamità naturali che lo colpirono. L’interno barocco presenta una decorazione marmorea realizzata dal Fanzago nel 1630. La chiesa, inoltre, è ricchissima di affreschi: controfacciate, tribuna e transetto ospitano, tra gli altri, affreschi di Francesco Solimena, Massimo Stanzione e Belisario Corinzio. L’interno si caratterizza poi per la presenza di diverse cappelle impreziosite da marmi, sculture e pitture, e della cupola, ricostruita l’ultima volta da Ignazio di Nardo, che presenta una calotta sferica scandita da finestre lunettate. La chiesa custodisce il corpo di Giuseppe Moscati.

Basilica di San Francesco di Paola

Di fronte a Palazzo Reale e adagiata su Piazza del Plebiscito sorge la Basilica di San Francesco di Paola. Si tratta della chiesa più importante del neoclassico italiano, voluta dal re Ferdinando I delle Due Sicilie, il quale decise di edificarla per ringraziare San Francesco di Paola della riconquista del regno. I lavori iniziarono nel 1817 e terminarono sette anni dopo, anche se la basilica fu inaugurata da papa Gregorio XVI solamente nel 1836.
La forma circolare e la cupola centrale della basilica richiamano le forme del Pantheon di Roma. La facciata è preceduta da un pronao formato da sei colonne e due pilastri di ordine ionico che reggono un architrave sul quale è scolpita la dedica al santo. Sul pronao, poi, si trova un timpano classicheggiante, ai vertici del quale sono collocate le statue raffiguranti San Francesco di Paola, la Religione e San Ferdinando. Nel porticato si trovano le statue delle quattro virtù cardinali e delle tre virtù teologali, mentre ai lati della scalinata spiccano le due statue equestri raffiguranti re Ferdinando e suo padre Carlo III di Spagna. L’interno neoclassico ospita il colonnato di ordine corinzio che sorregge la cupola (alta 53 metri), l’altare maggiore ricco di lapislazzuli e di pietre preziose, numerose statue e preziosi dipinti.

Basilica di Santa Maria della Sanità

Dedicata a San Vincenzo Ferreri, e per questo conosciuta anche col nome di San Vincenzo alla Sanità, tale chiesa fu eretta da Fra’ Giuseppe Nuvolo tra il 1602 e il 1610. Oltre alla facciata decorata con stucchi del ‘700, l’esterno della basilica si segnala per la cupola rivestita di maioliche gialle e verdi, e per il campanile impreziosito da un orologio settecentesco in maiolica. L’interno dell’edificio ospita diverse opere d’arte, custodite dalle cappelle o esposte lungo la navata; la prima cappella, in particolare, ospita il prezioso affresco con la Madonna della Sanità, originariamente collocato nella cripta: si tratta della più antica immagine mariana conosciuta a Napoli, datata V-VI secolo. Le cappelle ospitano, tra le altre, anche opere di Luca Giordano, Giovanni Balducci, Andrea Vaccaro e Gaspare Traversi. Per mezzo di una cancellata posta sotto il presbiterio si giunge alle Catacombe di San Gaudioso, un’antica area cimiteriale paleocristiana nella quale, secondo la tradizione, venne sepolto San Gaudioso.

Certosa di San Martino

La Certosa di San Martino, situata sulla collina del Vomero accanto a Castel Sant’Elmo, rappresenta un magistrale esempio di arte barocca. Il complesso nacque nel 1325 per volere di Carlo Duca di Calabria e fu preso in consegna dei certosini nel 1337. Tra la fine del ‘500 e l’inizio del ‘600 la certosa subì diversi lavori di ampliamento e abbellimento di stile tardomanierista e barocco. Sul piazzale c’è la Chiesa delle Donne, opera del Dosio: tale costruzione è a navata unica e ospita 6 cappelle (3 per lato) abbellite da affreschi, dipinti e sculture di artisti come Massimo Stanzione, Andrea Vaccaro, Giuseppe Sanmartino, Carlo Maratta, Battistello Caracciolo. Il pavimento della navata è del frate Bonaventura Presti che lo realizzò riutilizzando alcuni marmi intarsiati da Cosimo Fanzago. Il complesso ospita due chiostri: il Chiostro dei procuratori disegnato, dal Dosio, e il Chiostro Grande, anch’esso progettato dal Dosio ma rifatto dal Fanzago. Dal 1866 la certosa ospita il museo di San Martino.

Chiesa dei Girolamini

La Chiesa dei Girolamini è una basilica che sorge in via dei Tribunali, nel Centro storico della città. Eretta dal Dosio e ultimata da Dionisio Nencioni di Bartolomeo nel 1639, l’edificio è parte di un vasto complesso monumentale che ospita anche una pinacoteca, una ricchissima biblioteca, l'Oratorio dell'Assunta o "degli artisti", la Cappella dei bambini e la Cappella dei Dotti. La chiesa, esternamente, è delimitata da due campanili laterali dotati entrambi d’orologio; sopra il portale centrale, invece, è collocato un gruppo scultoreo raffigurante le tavole dei comandamenti coi testi in ebraico. La facciata, in marmi bianchi e bardiglio, è opera di Dionisio Lazzari, che edificò anche la cupola. Il vasto interno è suddiviso in tre navate per mezzo di 24 colonne di granito. Le 12 cappelle (6 per lato) offriranno al vostro sguardo diverse decorazioni di artisti appartenenti alle scuole toscana, romana ed emiliana. I sotterranei dell’edificio, al di sotto dell’altare maggiore, rappresentano un luogo dove religione e superstizione hanno convissuto per secoli: i sotterranei ospitano infatti una sala che aveva il compito di accogliere centinaia di ossa, diventate nel corso dei secoli veri e propri feticci che il popolo napoletano adorava. Dal civico 142 di via Duomo vi sarà infine possibile accedere ai due chiostri del complesso: il Chiostro maiolicato, progettato dal Dosio, e quello dell’aranceto, disegnato da Dionisio Nencioni di Bartolomeo e da Dionisio Lazzari.

Santa Maria del Carmine Maggiore

La Chiesa di Santa Maria del Carmine maggiore è una basilica in stile barocco che domina Piazza Carmine. Secondo la tradizione alcuni monaci in fuga dalla Palestina a causa delle persecuzioni dei saraceni giunsero a Napoli, portando con sé un’immagine della Madonna che erano soliti venerare sul Monte Carmelo: i monaci collocarono tale immagine nella cappella di San Nicola, presso la marina fuori la città. Il primo documento che testimonia la storia della chiesa risale al 1268, quando i cronisti raccontarono il supplizio di Corradino di Svevia nello spiazzale dominato dall’edificio.
La facciata ha subito diversi interventi nel corso dei secoli e l’aspetto odierno è quello che le conferì Giovanni del Gazio nel 1766. Il campanile, il più alto di Napoli, è diviso in 5 piani: il primo d’ordine ionico, il secondo dorico, il terzo corinzio e gli ultimi due ottogonali; la cuspide, di Giuseppe Donzelli detto Fra’ Nuvolo, è stata costruita nel 1631 ed è impreziosita da maioliche. In cima una c’è una croce. Tra il 1753 e il 1766 la chiesa cambiò volto passando dallo stile gotico a quello barocco grazie ai lavori di Nicola Tagliacozzi Canale. L'interno è ricco di marmi policromi ed è caratterizzato da un'ampia navata fiancheggiata da cappelle intercomunicanti. Le cappelle, in tutto 12 (6 per lato), ospitano diversi dipinti. La chiesa ha ospitato i funerali di Totò.

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