Un po' di storia

Le origini della città tra leggende e testimonianze storiche

Napoli rappresenta una città antichissima: alcune tombe risalenti al periodo neolitico e ritrovate nel quartiere di Materdei provano che dei piccoli insediamenti nella città ci furono già in epoca preistorica. La nascita della città, tuttavia, non è databile con assoluta certezza. Forse, anche per questo motivo, sono numerose le leggende che cercano di spiegarne l’origine. Numerose sì, ma tutte con un personaggio comune: la bella sirena Partenope. Una di tali leggende narra che Partenope, assieme ad altre due sirene (Leucosia e Ligea), decise di togliersi la vita perché rifiutata dall’eroe omerico Ulisse. I flutti marini trasportarono il suo corpo sull’isolotto di Megaride, dove attualmente ha sede Castel dell’Ovo e fu proprio lì che nacque la città. La storia, invece, racconta che proprio tra l'isolotto di Megaride e il Monte Echia si stabilirono alcuni coloni cumani, fondando un piccolo agglomerato che chiamarono Partenope (VII secolo a. C.). Nel 475 a. C. i cumani, a causa delle frequenti battaglie con gli Etruschi, decisero di dar vita ad un’altra città in una zona più interna, corrispondente all’odierno centro storico: tale città venne ribattezzata Neapolis (città nuova) affinché venisse distinta da Partenope che, intanto, s’era guadagnata l’appellativo di Palepolis (città vecchia).

Un passato unico

Fondata dai cumani nel 475 a. C., la città di Napoli divenne presto uno dei centri più importanti di tutta la Magna Graecia, soprattutto grazie alla sua favorevole collocazione geografica. La dominazione romana arrivò a seguito delle guerre sannitiche nel 326 a. C. e, per molti secoli, l’attuale capoluogo campano rappresentò una città molto amata dagli imperatori romani e dai nobili dell’Urbe. Nel 536 fu presa dai bizantini, restando saldamente in mano all’impero anche durante il periodo dell’invasione longobarda, a seguito della quale divenne un ducato autonomo. Il ducato sopravvisse fino al 1139, anno in cui i normanni di Ruggero II riuscirono a impossessarsi della città: fu così che Napoli entrò a far parte del territorio del Principato di Capua e del neonato Regno di Sicilia con capitale Palermo. Dopo la dominazione sveva e a seguito della vittoria di Carlo d'Angiò su Manfredi di Svevia (1266) e su Corradino di Svevia (1268), la città finì in mano agli angioini e diventò la capitale del Regno di Sicilia. Sotto la dominazione angioina Napoli divenne uno dei centri culturali più vivaci d’Europa.

A seguito della guerra tra  guerra tra Pietro III d'Aragona e gli Angiò, conclusasi nel 1302 con la Pace di Caltabellotta, il Regno di Sicilia venne scisso nei regni di Napoli e di Trinacria (poi indicato come “Regno di Sicilia” dalla moderna storiografia). Napoli rimase stabilmente capitale del primo. Nel 1442 la città cadde sotto il dominio aragonese, conoscendo un grandissimo splendore e diventando uno dei centri più influenti di tutto il Regno; nel 1501 fu conquistata dagli spagnoli e, per circa due secoli, venne governata da vicerè. Nel corso della guerra di successione spagnola venne presa dagli austriaci, ma si trattò di un governo che durò solamente dal 1707 al 1734, anno in cui il regno venne occupato da Carlo di Borbone, membro di una dinastia che portò Napoli a diventare una delle più importanti città europee insieme a Parigi e a Londra. A seguito della rivoluzione francese e delle guerre napoleoniche, la città venne conquistata da Napoleone Bonaparte. Quando il generale francese fu sconfitto, Napoli tornò in mano ai Borbone.

Nel 1816, a seguito del Congresso di Vienna e del Trattato di Casalanza, re Ferdinando I di Borbone decise di sopprimere sia il Regno di Napoli sia quello di Sicilia, dando vita così ad un’unica entità statuale denominata “Regno delle due Sicilie”. Napoli fu la capitale del nuovo regno fino al 1861, anno in cui subì l’annessione al Regno d’Italia. Da lì per il capoluogo campano e per tutto il meridione seguì un periodo di declino economico e culturale.

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